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1. |
Freddo
02:55
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Freddo
Che entra nelle ossa
E morde
Il desiderio di cambiare
Ghiaccio
Che brucia i miei pensieri
E gela
La resistenza a questa vita
Caldo
Che crolla sulla notte
E svela
Quello che io non ti ho mai detto
Fuoco
Che si allarga all’orizzonte
E spegne
La mia sete di libertà
Buio
Che inonda le mie stanze
E aspetta
Il giorno in cui io avro’ paura
Luce
Che filtra sul tuo viso
E parla
Mi dice che non sono solo
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2. |
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attendente Cancione in bicicletta
(Giacomo Lariccia) © SABAM
Dopo l’8 settembre 1943 l’attendente Cancione decide di disertare e, con una bicicletta rubata, si avvia verso il sud, verso casa. Si lascia alle spalle le sofferenze di una Italia distrutta dalla guerra.
Parlato:
L’attendente Cancione in bicicletta
Alla fine della guerra, senza fretta
Pedalando per sentieri Torna a casa
E lo accompagnano i pensieri
Sono stanco della guerra
Come molti in questa terra
Tutti a casa, adesso basta
Si riparte ma con lo spirito giusto
INTERLUDIO
Ho rubato la bicicletta
Del tenente che mi aspetta
Ho una sola direzione
Lascio roma e vado al sud
Voglio raggiungere il mio amore
INTERLUDIO
Questa guerra finirà
E noi resteremo quà
Saremo sempre più convinti
Che non ci sono stati vincitori
Solo vinti
Ho voglia di dimenticare
Di tornare a casa di ricominciarze
Di guardare l’arcobaleno
Di fare figli
Di vivere sereno
Parlato:
Le bombe fanno rumore,
fanno tanto rumore.
Coprono il canto degli uccelli,
le grida dei bambini
e lasciano un silenzio
un silenzio di morte.
Ma se da quel silenzio
prima una persona,
poi dieci, cento,
mille uomini e donne insieme
schioccano le dita....
nasce un ritmo: il ritmo della pace.....
L’attendente Cancione in bicicletta
Alla fine della guerra, senza fretta
Pedalando per sentieri Torna a casa
E lo accompagnano i pensieri
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3. |
Scendo pedalando
03:17
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Amore mio, verrò sulle ali di una bici
io ti raggiungerò per essere felici
Il sole nasce a sud e cresce contromano
sorvola ogni villaggio come vola l’areoplano
Non posso fare a meno di te anche questa sera
Non smetto di parlare di te a qualunque ora
Adesso lascio tutto e mi vedrai arrivare
in sella alla mia bici.. chi mi potrà fermare
Io scendo scendo scendo pedalando
io corro e scappo e scappo e corro al sud
Io scendo scendo scendo pedalando
io corro e scappo e scappo e corro al sud
Ti ho vista nei miei sogni eri la più bella
col tuo vestito rosso eri la mia stella
Tu guiderai i miei passi e sarà in volata
Che ti raggiungerò nell’Italia liberata
Non voglio fare a meno di te una notte intera
Non penso sopravviverei a questa tortura
Adesso lascio tutto e mi vedrai arrivare
in sella alla mia bici.. chi mi potrà fermare
Io scendo scendo scendo pedalando
io corro e scappo e scappo e corro al sud
Io scendo scendo scendo pedalando
io corro e scappo e scappo e corro al sud
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4. |
Roma occupata
05:42
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Renzo Giorgini, industriale romano e oppositore del fascismo, nel marzo del 1944 viene ucciso alle Fosse Ardeatine insieme ad altre 334 persone. Questa canzone racconta gli ultimi momenti della sua vita.
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Roma occupata, Roma abbandonata
Nelle mani dei tedeschi di Kappler
che preparano la ritirata
Roma città aperta, Roma che nasconde Roma
Le famiglie ebree sono nascoste
anche a rischio di una morte sicura
Ti vennero a cercare
I soldati a via Ripetta
E davanti ad una figlia
Ti portarono via in fretta
Vennero quattro divise
ma chi fece il tradimento
Era chi li accompagnava
Per il riconscimento
Roma occupata, anche il re è scappato
Roma abbandonata:
solo il papa non se n’è andato
Si dice che qualcuno avesse messo dei cartelli
Per ogni soldato ucciso
prenderemo dieci vostri fratelli
Che eri uno di quei dieci
chissà come lo hai scoperto
Nelle stanze di via Tasso
penso a quanto avrai sofferto
Non ti lasciarono il tempo
Di vestirti e di capire.
Col grembiule e con il basco
Ti ordinarono di uscire.
Il ventitre marzo un’azione partigiana
uccideva a via Rasella dei soldati
E porto’ ad una reazione disumana
Ma all’orrore non c’è fine e quel calcolo brutale
Cinque persone sono aggiunte.
Qualcuno forse ha contato male
Il pomeriggio seguente
Nicola vide arrivare
Camion tedeschi pieni di uomini
Coi prigionieri da giustiziare
Scaricati nel buio
Delle cave abbandonate
Coperti di terra e di corpi
Di tanti altri condannati
Il quattro giugno di quell’anno Roma è liberata
gli americani sono arrivati.
In ritardo, la primavera è cominciata
Si seppelliscono i morti, si fanno i riconoscimenti
I pochi resti sono dati alle famiglie.
Ci si riprende dai bombardamenti.
“E’ la fine di un incubo”, si urla nella capitale,
Ed è l’inizio di una nuova vita
che non ha ancora conosciuto il male
Ti vennero a cercare
I soldati a via Ripetta
E davanti ad una figlia
Ti portarono via in fretta
Ti vennero a cercare
Quella era la tua fine
Ti portarono a morire
Alle Fosse Adreatine
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5. |
Camaleonte
04:08
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Lo chiamavano Camaleonte
E aveva un gran talento
Poteva stare al centro o un po’ in disparte
Senza che nessuno capisse la sua parte
Non è per cattiveria o indecisione
Ma per compiacere chi gli gira intorno
Nella vita ha prediletto una fazione
Quella che sceglie sempre l’astenzione
Si sa l’amore scrosta le vernici
Distrugge e fa crollare gli impalati
costringe ad una scelta gli indecisi
È un turbine fra me e te
E’ un vento che scombussola di dentro
Ma soffia solo ad una condizione
Che uguale sia la direzione
Del turbine!!!
Lo chiamavano Camaleonte
aveva un gran talento
Passare quarant’anni da illusore
Senza per davvero conoscere l’amore
Barare con la vita si puo’ fare
Quando sai cosa rischiare
ma questo non è il caso dell’amore
dove non è ammesso nessuna indecisione
Si sa l’amore scrosta le vernici
Distrugge e fa crollare gli impalati
costringe ad una scelta gli indecisi
È un turbine fra me e te
E’ un vento che scombussola di dentro
Ma soffia solo ad una condizione
Che uguale sia la direzione
Del turbine!!!
Lo chiamavano Camaleonte
E aveva un gran talento
Passare quarant’anni nell’agone
Senza mai prendere nessuna decisione
Diventava rosso o nero all’occasione
Era sempre l’uomo giusto ogni stagione
Ma un giorno più non seppe cosa fare
Quando lei le chiese se la voleva amare
Lui disse, infatti “non sono pronto”
La voce gli tremava dallo scanto
Non so se riuscirei è un po’ complesso
Amar qualcuno più di quanto ami me stesso
Si sa l’amore scrosta le vernici
Distrugge e fa crollare gli impalati
costringe ad una scelta gli indecisi
È un turbine fra me e te
E’ un vento che scombussola di dentro
Ma soffia solo ad una condizione
Che uguale sia la direzione
Del turbine!!! (*2)
Camaleonte (Giacomo Lariccia) © SABAM
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6. |
Povera Italia
03:35
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Svanisci
come un brutto sogno al mattino
dopo i fuochi d’artificio
e le promesse di Arlecchino
Spegni
quel sorriso passa per la porta
esci dalla mia vita
e non rientrare con la forza
Cambio paese, cambio continente
cerco di nascondermi tra la gente
ma è la mia di gente che non riconosco
povera Italia, cosa hai fatto
hai sbandato e sei in ginocchio
Chiudi
il campionario di cambiali
raccogli le speranze
di miracoli invernali
Scegli
la nuova piazza e i riflettori
vendi i tuoi biglietti
però sequestra i pomodori
Cambio paese, cambio continente
cerco di nascondermi tra la gente
ma è la mia di gente che non riconosco
povera Italia, cosa hai fatto
hai sbandato e sei in ginocchio
Svendi
la foto dei tuoi familiari
con le lacrime in vista
agli sguardi dei giornali.
Ridi,
intrattenuto da un banda
di camerieri in festa
e ballerine da locanda.
Cambio paese, cambio continente
cerco di nascondermi tra la gente
ma è della mia gente
che solo mi interessa
dell’Italia che ha coraggio
di rialzar la testa.
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7. |
Nella vasca degli squali
03:17
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Nella vasca degli squali io non voglio nuotare più
Denghe denghe denghe denghe denghe denghe dù.
Nella vasca degli squali io non voglio cantare più
Denghe denghe denghe denghe denghe denghe dù.
Non vedo perché
Devo condividere il mio spazio
Con chi pensa nella vita
A far soldi come un pazzo
Gli squadroni degli affari
Non si vengano a sfamare
Dentro al mio piccolo acquario
Altrimenti inizio a urlare
RIT.
Non credere che
Quando semini un soldino
Si moltiplica di notte
Come un albero in giardino
Ma se i fabbricanti di armi
E gli squali della borsa
Ti domandano i risparmi
Canta questa mia risposta
RIT
Io voglio per me
Solo un angolo di spazio
Coi miei affetti, le chitarre
Io con poco sono sazio
E ho imparato nella vita
A non nuotare con gli squali
Coi sorrisi luccicanti
ti nascondono altri mali
Nella vasca degli squali io non voglio nuotare più
Denghe denghe denghe denghe denghe denghe dù.
Nella vasca degli squali io non voglio cantare più
Denghe denghe denghe denghe denghe denghe dù. (x2)
Io so che ora te
pensi: “questo è un asociale
si nasconde dentro casa
per non rimanerci male”
Ma io dico: “Amico mio
Non alzare un polverone!
il mondo è grande grazie a Dio
lascia a me questa canzone”.
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8. |
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9. |
Colpo di sole
02:55
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Storia di una storia piccola
un villaggio sperduto tra le palme,
un odore aspro di sabbia, tè
il colore blu infinito del cielo,
il vento, le nuvole
corrono isteriche sopra di te
Il vento che trascina la sabbia negli occhi
annebbia la mente
offusca di rosso il mondo
il caldo, il sudore che scende dal volto
il respiro che aumenta
affannato ad ogni tuo passo
I raggi del sole piegano nei tuoi pensieri
la resistenza al progetto che
libererà finalmente dagli incubi
i giorni e le notti passati a pensare
a quel gesto.
Potrai liberarti, sfogarti, appagarti
con rabbia appropriarti
di quello che ti è stato
tolto, rendendo la vita un inferno
per tutto quel tempo
Ma adesso tu puoi rimediare
Ma adesso tu puoi rimediare
Ignaro dei fatti un compagno di vita
un cane fedele, un amico,
ti corre accanto.
La corsa, l’affanno, il calore,
il rumore del cuore
rimbombano come un tamburo da guerra.
I colori del mondo stingono
In un bianco uniforme
Che avvolge la linea dell’orizzonte
Il passo rallenta, la testa che gira
L’oblio inarrestabile s’insinua
Nella tua mente.
Se il sole bruciasse nei cuori
la rabbia del mondo sarebbe
un’incontenibile forza
che scoppia di dentro, che muove la terra
e che ci costringe a ricominciare.
A ricominciare….
I raggi del sole piegano i tuoi pensieri
E la resistenza al progetto confuso
Che adesso al momento non riesci più a esprimere
e a focalizzare
Nella tua mente
Potrai liberarti, sfogarti, appagarti
Si, questo ti è chiaro…
Ma quello che ti è stato tolto
Ora no, non ricordi,
l’inferno?!…la vita?!…
per tutto quel tempo
ti senti confuso
da questo calore
che ha trasformato il tuo giorno
in un dedalo incomprensibile
di collera, ira, dolore
e tutta la rabbia svanisce
in un colpo di sole
svanisce in un colpo di sole
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10. |
Sant'Eccehomo
02:43
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Giacomo Lariccia Brussel, Belgium
Giacomo Lariccia è un artista italiano sui generis. Vive a Bruxelles da circa 20 anni ed è attivo con il suo progetto da cantautore sulle scene di tutta Europa. Ha suonato in diversi paesi del mondo, al di là dell’Oceano e del Mediterraneo, è stato tre volte finalista alle Targhe del Premio Tenco (2012, 2014, 2020) insieme ad altri premi dedicati alla canzone d’autore. ... more
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